2 feb 2009

Milk ovvero della militanza

E' ormai uscito da qualche giorno uno dei film più militanti che abbia mai visto, vale a dire "Milk", la storia del primo consigliere politico gay apertamente dichiarato nella città di San Francisco, assassinato alla fine degli anni '70.
Un film che ti trascina come la personalità del suo protagonista, interpretato magistralmente da S. Penn: un esuberante e combattivo Don Chisciotte moderno, tutt'altro che dalla "trista figura" ma colorato e disarmante come un fuoco d'artificio che costringe tutti ad alzare gli occhi per guardarlo.
Andate a vedere "Milk" e ricordatevi che non è un'invenzione o una favola dal finale triste: è storia.
Trent'anni fa esisteva un uomo sufficientemente sconsiderato, pienamente coraggioso e oltraggiosamente vivo: non si accontentava di un recinto protettivo e infantile per il suo amore e non accettava di dover subire a causa di questo attacchi e ingiustizie.
Per lui vivere era militare e non si poteva amare davvero senza quel coraggio che porta a toccare la bellezza di esistere per come si è.
Semplicemente. Ma così (ancora) incredibilmente difficile.
Harvey Milk ha affrontato il rischio di vivere a pieno, di dare al suo essere un significato "politico" perché ogni suo gesto aveva un senso, una direzione, un obiettivo.
Molti di noi cercano di seguire il suo esempio, forse non lo raggiungeremo, cadendo durante la strada con le foto da togliere su Facebook, con il problema del lavoro, con l'andare o no al Pride, con certi sorrisi un pò spenti e molto elusivi dopo domande così banali ma per noi così imbarazzanti.
Forse siamo un pò più soli di Milk e guardiamo con nostalgia a quella comunità gay che si riuniva e partecipava (si noterà nel film la scarsa presenza femminile: più che una deformazione nel racconto, forse l'ovvio dato storico sulla marginalità delle donne o a quel tempo il loro maggiore impegno sul fronte femminista che su quello gay): ribolliva un senso di forte appartenenza con la potenza nei momenti di gioia e il calore solidale in quelli di sconforto nella ormai sempiterna lotta contro cattolici bigotti, politici timidi o oltraggiosi e facili equazioni tra omosessualità e malattia.
Succedeva trent'anni fa, succede ora in Italia: niente diritti civili, nessuna scelta politica chiara ed accettabile, canzonette su teorie riparative, tutti più o meno timorati nel dire, fare, baciare.
A guardare quanto avviene forse si potrebbe emigrare: dopo la laica Spagna e i modermi paesi nordici, si può aggiungere alla lista delle possibili mete la remota Islanda dove stanno per eleggere come primo capo del governo una donna lesbica.
Cerchiamo di rimanere in piedi qui ed ora. Non molliamo e "reclutiamoci tutti".
Pensando a Milk.

Cristina Zanella

2 commenti: