18 mar 2010

“COSA SUCCEDE IL 23 MARZO?”

Il 23 marzo la Corte Costituzionale si esprimerà sulla legittimità dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, rispondendo a due ordinanze del Tribunale di Venezia e della Corte d’Appello di Trento. In queste città coppie gay o lesbiche hanno chiesto e non hanno ottenuto dal Comune di residenza la possibilità di procedere alla pubblicazione di matrimonio.

In Italia sono già 24 le coppie che hanno fatto ricorso in tribunale, grazie alla mobilitazione partita dalla campagna di Affermazione Civile. Oltre a Venezia e a Trento, anche il Tribunale di Ferrara e la Corte d’Appello di Firenze hanno ritenuto questo divieto in contrasto con la Costituzione. Queste coppie hanno voluto sollevare il problema del vuoto legislativo italiano e rimettere al centro la nostra Costituzione, che nei suoi articoli è garanzia del principio di uguaglianza tra ogni cittadino del nostro Paese.

L’articolo 2 della Costituzione “riconosce e garantisce i diritti iniviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svlge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
L’articolo 3 recita: “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguale davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, e condizioni personali e sociali. E’ compito delle Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscano il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”.

In Italia il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso non è vietato dal Codice Civile: il carattere esclusivamente eterosessuale del matrimonio si basa su una tradizione interpretativa, ma l’articolo 29 della nostra Costituzione parla di “società naturale fondata sul matrimonio”, e non di unione tra una donna e un uomo.

Il Trattato di Lisbona, del primo dicembre scorso, e già prima la Carta di Nizza, non fanno alcun riferimento al genere dei coniugi, invita anzi a superare ogni discriminazione.

Nel resto dell’Europa Belgio, Norvegia, Olanda, Portogallo, Spagna e Svezia estendono il diritto al matrimonio a tutte le coppie, mentre Andorra, Austria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Lussemburgo, Islanda, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovenia, Svizzera e Ungheria riconoscono pari diritti a tutte le coppie, sia eterosessuali che omosessuali.

In Italia le nostre unioni non sono riconosciute e non hanno alcuna tutela, i nostri amori sono fuorilegge, le persone omosessuali sono a tutti gli effetti cittadini di serie B.

3 commenti:

  1. non agitatevi, non cambierà niente. Bi

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  2. non si sono pronunciati, se non ho sentito male, su radio24 han detto che si pronunceranno il 12 aprile.
    vedremo.

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  3. Purtroppo con tutta l'ammirazione per la lotta, l'Italia è un paese sempre più sbagliato per il riconoscimento dei CERTI DIRITTI che tali non sono e temo mai saranno: Papa o non Papa! Sul Carlino leggevo ieri che il 70% dei lettori è contrario al riconoscimento dei diritti ai gay. 70%!!!!!!non 20%.
    Sono molto triste.
    Irene

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