14 feb 2011

13 febbraio La piazza delle donne

La piazza delle donne.

Il loro silenzio, i loro cori, le loro urla di affermazione.

Anche degli uomini, certo.

Ma soprattutto delle donne.

Partendo dai numeri, numeri che zittiscono ogni affermazione mistificante e intellettualmente disonesta. Fa sorridere aprire il giornale e apprendere che qualcuno ci ha definito “poche radical chic”. Non mi ero mai pensata così: non ho un solo capo delle firme che contano, non fumo sigarette bianche lunghe e sottili, e non sorseggio cocktail dai nomi raffinati nel bar del centro perorando la causa dei lavoratori del Nicaragua. Vivo in un paese che si definisce democratico e ne sono da sempre innamorata, come tutte noi che proprio per questo ci arrabbiamo così tanto. Siamo le donne che credono sempre e ancora nel “People have the power”, e che in tutta Italia e all’estero ieri ci siamo fatte vedere in più di un milione.


C’erano tutte le donne di questo paese, giovani, anziane, di mezza età, truccate, struccate, coi tacchi o con le scarpe da ginnastica, di destra o di sinistra, sposate o single, di tutti gli orientamenti sessuali e affettivi, di ogni estrazione e professione.


E finalmente, e dico finalmente, non una bandiera né di partito, né di associazione o gruppo è sventolata a rivendicare la maternità di questa mobilitazione che riguardava la dignità finora paziente e silente di un paese intero. Dignità che è passata per l’emozione nel vedere e essere nelle piazze delle città, anche piccole gremite, attive e partecipi come in quelle più grandi.


Sono tornata a casa felice di esserci stata, felice di aver fatto parte anche io di questa forza umana che in modo composto e civile ha occupato le piazze e le strade delle nostre città. Non cortei di facinorose e estremiste come è piaciuto di dire a alcuni, ma la sinergia di persone che non ne possono più di essere prese in giro, che sono stufe di mistificazioni, che hanno da sempre presente cosa è un paese civile, e non tollerano più che sia vilipeso in modo così sfacciato e indecoroso.


Nessuna di noi si aspettava una tale partecipazione, è stata una sorpresa vivificante, e abbiamo ripreso a pensare e curare quella fiducia mai veramente dismessa in un cambiamento anche imminente e possibile. Pensavamo che il paese fosse oramai assuefatto, che non avrebbe reagito così. Ci siamo felicemente sbagliate. E a me è sembrato che abbiamo ritrovato l’entusiasmo di un discorso a noi caro, ma di cui a un certo punto avevamo perso collettivamente il filo. E lo abbiamo fatto senza strepiti, senza annunci sensazionalistici, col passaparola, con la forza delle nostre idee e lo sdegno per chi non ha rispetto del paese in cui viviamo tutte e tutti.


C’è chi dice “Tanto non servirà a nulla, tanto non cambierà nulla”. Siamo sicure? Io non credo, magari qualcuna di noi galvanizzata dalla giornata e dall’energia che ha sentito, oggi è andata dal capoufficio per chiedere l’aumento che sono mesi che vuole chiedere, oppure qualcun’altra avrà detto al marito o al compagno di cominciare a prendersi carico di metà della gestione domestica, qualcun'altra avrà tenuto per mano la sua compagna per le strade della sua città come non avrebbe mai osato prima, qualcun'altra avrà trovato la voglia di dire la sua di fronte a scemenze a cui di solito si sarebbe sentita sconsolata di dover anche rispondere in una specie di muta rassegnazione. E’ questo che fa l’energia, è questo il suo compito: fa agire. Ognuna per la sua parte, ognuna nel suo quotidiano. Pensieri, parole, azioni,


Lo ha detto Lella Costa nel suo intervento preciso rapido e puntuale: ovunque nel mondo la vera questione è la questione femminile.


Non perdiamo la voglia e il gusto al dialogo e al confronto, alla discussione sui temi più importanti della nostra vita privata e pubblica.


Facciamo che sia l’occasione per continuare a riflettere su ciò che ci passa sotto gli occhi, sempre e comunque. E non appaghiamoci della giornata di ieri, ma ri-iniziamo da lì.


Michela Poser per Arcilesbica Ferrara